Thun, sindacati all’attacco: «Tagli e rilancio insieme?»

Albrigo (Femca Cisl): «L’azienda da una parte lascia 46 famiglie sulla strada dall’altra dice di pensare in grande e cerca mercati in Russia, Turchia ed Asia»

BOLZANO «La Thun da una parte licenzia e dall’altra spiega sui giornali che le cose non vanno poi così male. Anzi! Allora se è così… che ci ripensi invece di buttare sulla strada 46 persone ed altrettante famiglie». Maurizio Albrigo – Femca Cisl – si dice allibito e disorientato. «L’azienda ha appena comunicato ai sindacati l’avvio della procedura di mobilità, quindi di licenziamento, per 30 dipendenti a tempo indeterminato, 13 a tempo determinato e 3 contratti a chiamata. La lettera con la quale ci è stato dato l’annuncio evidenzia una situazione drammatica, particolarmente difficile e pesante che apre scenari inquietanti persino sotto il piano finanziario». All’interno dello stesso documento – continua Albrigo – Thun parla di una perdita per l’anno 2012 di 6 milioni di euro, con una previsione di contrazione per il futuro che oscilla tra il 20 ed il 30%. «Non capisco come l’amministratore delegato, Paolo Denti, possa parlare di rilancio quando a noi non è stato annunciato nulla del genere. Anzi. Gli stessi dati sono stati comunicati anche ai lavoratori durante l’ultima assemblea. Ricordo in quell’occasione di aver assistito a scene toccanti, ho visto più di un dipendente con le lacrime. Noi sindacalisti abbiamo visto nei loro occhi disperazione, delusione non certo l’espressione beata degli angioletti Thun. Ieri però ho letto sull’”Alto Adige” che Denti pensa a nuovi mercati. Vuole sbarcare in Russia, Turchia, Asia ecc. Mi chiedo perchè l’azienda licenzia, se in fondo l’animo resta profondamente ottimista». Albrigo non sopporta i toni trionfalistici. «Se la Thun è ancora forte e dice che sicuramente continuerà a crescere in futuro allora perchè molla la gente sulla strada? Non si apre una procedura di licenziamento a cuor leggero. Non lo si fa con disinvoltura sapendo che le cose miglioreranno e che basta far passare la tempesta. Qui ci sono 46 dipendenti, padri e madri di famiglia che si troveranno a settembre in una situazione drammatica. E vorrei anche parlare del costo della disoccupazione che viene scaricato per l’ennesima volta sulla collettività. Dobbiamo ricordare infatti che negli ultimi 8 anni, la Thun ha già cacciato dal solo sito produttivo di Bolzano, più di 100 lavoratori». Albrigo ricorda che mercoledì la trattativa proseguirà ma che l’azienda deve mettersi la mano sul cuore. «Thun ha vissuto anni con una crescita media dell’8/9% annuo che l’ha portata a raggiungere un fatturato di oltre 112 milioni di euro l’anno a cui hanno contribuito i dipendenti. La perdita c’è, nessuno la nega, ma ci chiediamo se sia il caso di disfarsi in questa maniera di gente che ha fatto del suo meglio. Quarantasei dipendenti non possono essere salutati con una semplice comunicazione di licenziamento e tante grazie per l’impegno dimostrato negli anni, e come dicevo, creando disperazione nelle famiglie. Troppo facile fare impresa seguendo metodi che nulla hanno a che fare con la nostra cultura. Probabilmente in Cina è usanza comportarsi così, va ricordato infatti che proprio ad Oriente l’azienda che una volta contava su 5.000 lavoratori, oggi ne ha un migliaio. In Italia, almeno per il momento, la questione per fortuna è ancora un’altra e la risorsa umana dev’essere valorizzata e considerata quale elemento fondamentale per lo sviluppo aziendale. Altro che angioletti. Io qui non ne vedo».

alto adige 14.7.2013

Questa voce è stata pubblicata in LAVORO, Rassegna stampa, SINDACATO e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento